Nova Vulgata - Vetus Testamentum - Leviticus - 13
Leviticus
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Interconfessionale
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13,2«Homo, in cuius carne et cute ortus fuerit tumor sive pustula aut quasi lucens quippiam, id est plaga leprae, adducetur ad Aaron sacerdotem vel ad unum quemlibet filiorum eius sacerdotum.
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13,3Qui cum viderit plagam in cute et pilos in album mutatos colorem ipsamque speciem plagae humiliorem cute et carne reliqua: plaga leprae est; quod cum viderit sacerdos, eum immundum esse decernet.
Interconfessionale
Lv13,3Il sacerdote esaminerà la parte malata: se i peli della pelle sono diventati bianchi e nella pelle si forma una cavità, si tratta di un caso di lebbra. Il sacerdote allora, dopo averlo esaminato, dichiarerà quell’uomo impuro.
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13,4Sin autem lucens candor fuerit in cute nec humilior carne reliqua, et pili coloris pristini, recludet eum sacerdos septem diebus.
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LvMa se la macchia sulla pelle del corpo è bianca e non appare una cavità e non ci sono peli bianchi, il sacerdote isolerà il malato per una settimana.
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13,5Et considerabit eum die septimo: et, siquidem plaga ultra non creverit nec transierit in cute priores terminos, rursum recludet eum septem diebus aliis.
Interconfessionale
Lv13,5Il settimo giorno lo esaminerà di nuovo: se vede che la piaga non è cambiata e non si è allargata sulla pelle, isolerà il malato per un’altra settimana.
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13,6Et die septimo contemplabitur eum iterum: si obscurior fuerit plaga et non creverit in cute, eum mundum esse decernet, quia scabies est. Lavabitque homo vestimenta sua et mundus erit.
Interconfessionale
Lv13,6Il settimo giorno lo esaminerà di nuovo: se la piaga non è più bianca e non si è allargata sulla pelle, dichiarerà quell’uomo puro: si tratta di una semplice pustola. Quel tale si laverà le vesti e sarà puro.
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13,7Quod si, postquam a sacerdote visus est et redditus munditiae, iterum scabies creverit, adducetur ad eum;
Interconfessionale
Lv13,7Ma se la pustola si allarga, dopo che il sacerdote l’ha esaminato e l’ha dichiarato puro, questi deve ritornare dal sacerdote.
Interconfessionale
Lv13,8Il sacerdote lo esaminerà di nuovo: se costata che la pustola si è estesa sulla pelle, dichiara l’uomo impuro: si tratta di una forma di lebbra.
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13,10et videbit eum. Cumque tumor albus in cute fuerit et capillorum mutaverit aspectum in album, caro quoque viva creverit in tumore,
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Lv13,10Il sacerdote lo esaminerà: se c’è un gonfiore bianco sulla pelle, con peli bianchi, e si vede la carne viva,
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13,11lepra vetustissima iudicabitur atque inolita cuti. Contaminabit itaque eum sacerdos et non recludet, quia perspicue immunditia est.
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Lv13,11si tratta di un caso di lebbra cronica. Il sacerdote dichiarerà quell’uomo impuro. È inutile tenerlo isolato, perché è certamente lebbroso.
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13,12Sin autem effloruerit discurrens lepra in cute et operuerit omnem cutem a capite usque ad pedes, quidquid sub aspectu oculorum cadit,
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Lv13,12Ma se il sacerdote si accorge che la lebbra si propaga sulla pelle in modo da coprire di piaghe tutto il corpo del malato, dalla testa ai piedi,
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13,13considerabit eum sacerdos et teneri lepra mundissima iudicabit, eo quod omnis in candorem versa sit, et idcirco homo mundus erit.
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Lv13,13farà un esame approfondito. Se costata che le piaghe coprono tutto il suo corpo dichiara che questo male non rende impuro; l’uomo è puro perché tutto il corpo è diventato bianco.
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13,15Quod cum sacerdos viderit, inter immundos reputabit; caro enim viva immunda est: lepra est.
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Lv13,15il sacerdote esaminerà la parte in cui si vede la carne viva, e dichiarerà l’uomo impuro. La carne viva è impura: quando si vede, si tratta di lebbra.
Interconfessionale
Lv13,16Ma se la parte, dove la carne viva è visibile ridiventa bianca, l’uomo ritornerà dal sacerdote.
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Lv13,17Costui lo esaminerà di nuovo, e se vede che la piaga è effettivamente ridiventata bianca, dichiara che essa non rende più impuro quindi che l’uomo è puro.
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13,19et in loco ulceris tumor apparuerit albus sive macula subrufa, ostendet se homo sacerdoti.
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Lv13,19se poi al posto del foruncolo appare un gonfiore bianco o una macchia bianco-rossastra, si recherà dal sacerdote.
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13,20Qui cum viderit locum maculae humiliorem carne reliqua et pilos versos in candorem, contaminabit eum: plaga enim leprae orta est in ulcere.
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Lv13,20Questi esaminerà la parte malata: se una cavità si forma sulla pelle e se i peli diventano bianchi, il sacerdote dichiara l’uomo impuro; si tratta di una forma di lebbra che si sviluppa sulla cicatrice del foruncolo.
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13,21Quod si pilus coloris est pristini et cicatrix subobscura et vicina carne non est humilior, recludet eum septem diebus.
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Lv13,21Ma se, esaminandola, il sacerdote non trova peli bianchi, se la cicatrice non forma una cavità sulla pelle e si è ridotta, isolerà il malato per una settimana.
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Lv13,22Se la macchia si allarga sulla pelle, il sacerdote lo dichiarerà impuro: si tratta di una forma di lebbra.
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13,23sin autem steterit in loco suo macula nec creverit, ulceris est cicatrix, et sacerdos eum mundum esse decernet.
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Lv13,23Ma se la macchia è rimasta allo stesso punto, senza allargarsi, si tratta di una cicatrice del foruncolo, e il sacerdote dichiarerà l’uomo puro.
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13,24Vel si alicuius cutem ignis exusserit, et locus exustionis subrufam sive albam habuerit maculam,
13,24Vel si alicuius cutem ignis exusserit, et locus exustionis subrufam sive albam habuerit maculam,
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Lv13,24«Quando uno ha sulla pelle del corpo una scottatura prodotta dal fuoco, e su questa appare una macchia lucida, bianco-rossastra o soltanto bianca,
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13,25considerabit eam sacerdos; et ecce pilus versus est in alborem, et locus eius reliqua cute humilior, contaminabit eum, quia plaga leprae in cicatrice orta est.
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Lv13,25il sacerdote l’esaminerà; se vedrà che i peli della macchia sono diventati bianchi e la macchia presenta una cavità sulla pelle, si tratta di una forma di lebbra che si sviluppa al posto della scottatura, e perciò il sacerdote dichiarerà l’uomo impuro.
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13,26Quod si pilorum color non fuerit immutatus, nec humilior macula carne reliqua, et ipsa leprae species fuerit subobscura, recludet eum septem diebus.
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Lv13,26Ma se, esaminandola, il sacerdote non trova peli bianchi, se la macchia non forma una cavità nella pelle e si è ridotta, isolerà il malato per una settimana.
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13,27Et die septimo contemplabitur eum; si creverit in cute macula, contaminabit eum: plaga est leprae;
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Lv13,27Se, al settimo giorno, il sacerdote costata che il male si è esteso sulla pelle, dichiara l’uomo impuro: si tratta di una forma di lebbra.
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13,28sin autem in loco suo macula steterit non satis clara, tumor combustionis est, et idcirco mundabit eum, quia cicatrix est combusturae.
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Lv13,28Ma se la macchia rimasta non si è allargata e non si è diffusa sulla pelle, anzi si è ridotta, in tal caso si tratta di un gonfiore dovuto a semplice scottatura; il sacerdote dichiarerà quel tale puro, perché si tratta soltanto della cicatrice della scottatura.
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13,29Vir sive mulier, in cuius capite vel barba germinarit plaga, videbit eam sacerdos.
13,29Vir sive mulier, in cuius capite vel barba germinarit plaga, videbit eam sacerdos.
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Lv13,29«Quando un uomo o una donna sono colpiti da una malattia della pelle sul capo o sul mento,
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13,30Et, siquidem humilior fuerit locus carne reliqua, et capillus flavus solitoque subtilior, contaminabit eos, quia scabies est, lepra capitis vel barbae.
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Lv13,30il sacerdote esamina la parte malata: se appare una cavità sulla pelle e vi sono peli giallicci e sottili, il sacerdote dichiara quella persona impura, poiché si tratta di tigna, che è una forma di lebbra del capo o del mento.
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13,31Sin autem viderit plagam scabiei aequalem vicinae carni nec capillum nigrum in ea, recludet eos septem diebus.
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LvMa se, esaminando la piaga, il sacerdote vede che non c’è cavità nella pelle e che non vi sono peli scuri, farà isolare il malato per una settimana.
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13,32Et die septimo intuebitur plagam: si non creverit scabies, nec capillus flavus fuerit in ea, et locus plagae carni reliquae aequalis,
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Lv13,32Se, il settimo giorno, il sacerdote costata, dopo un nuovo esame, che il male non si è esteso, che non ci sono peli giallicci né cavità nella pelle,
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Lv13,33il malato deve radersi il capo, salvo la parte colpita, poi il sacerdote lo farà isolare per un’altra settimana.
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13,34Si die septimo visa fuerit stetisse plaga in loco suo nec humilior carne reliqua, mundabit eum sacerdos; lotisque vestibus mundus erit.
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Lv13,34Alla fine della settimana, il sacerdote esamina la parte malata: se il male non si è esteso sulla pelle e non forma cavità, il sacerdote dichiara la persona pura. Essa deve soltanto lavare i suoi vestiti e sarà pura.
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Lv13,35Ma se la tigna si estende sul corpo, dopo che il sacerdote aveva dichiarato pura questa persona,
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13,36non quaeret amplius utrum capillus in flavum colorem sit commutatus, quia aperte immundus est.
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Lv13,36il sacerdote rifà un esame: se la tigna si è effettivamente estesa sulla pelle, il sacerdote non ha bisogno di vedere se ci sono peli giallicci, perché quell’uomo è evidentemente impuro.
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13,37Porro si steterit macula, et capilli nigri fuerint, noverit hominem esse sanatum et confidenter eum pronuntiet mundum.
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Lv13,37Se invece la parte colpita non ha visibilmente cambiato aspetto e se ci sono peli scuri, significa che il male è guarito e che la persona è pura. Allora il sacerdote la dichiara pura.
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Lv«Quando un uomo o una donna vede comparire sulla pelle macchie bianche,
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13,39intuebitur eos sacerdos. Si deprehenderit subobscurum alborem lucere in cute, sciat impetiginem ortam esse in cute; mundus est.
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Lv13,39il sacerdote le esamina: se le macchie sono di un bianco pallido, la malattia che si è sviluppata non è grave e la persona resta pura.
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Lv13,41Se perde i capelli sul davanti e ha la fronte calva, resta ugualmente puro.
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13,42Sin autem in calvitio sive in recalvatione plaga alba vel subrufa fuerit exorta, lepra est capitis.
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Lv13,42Ma se nella parte calva del capo o sulla fronte compaiono macchie di un bianco rossastro, si tratta di una forma di lebbra che si sviluppa.
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13,43Sacerdos eum videbit, et ecce tumor plagae subrufus secundum aspectum leprae cutis carnis.
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Lv13,43Il sacerdote la esamina: se trova nella parte calva dei gonfiori di un bianco rossastro, somiglianti alla lebbra,
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13,44Vir maculatus est lepra, et sacerdos omnino decernet eum esse immundum; plaga est in capite eius.
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Lv13,44l’uomo è colpito da una forma di lebbra ed è impuro; il sacerdote lo dichiara impuro, a causa del male dal quale è stato colpito alla testa.
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13,45Leprosus hac plaga percussus habebit vestimenta dissuta, comam capitis excussam, barbam contectam; clamabit: “Immundus! Immundus!”.
13,45Leprosus hac plaga percussus habebit vestimenta dissuta, comam capitis excussam, barbam contectam; clamabit: “Immundus! Immundus!”.
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Lv«L’uomo colpito da lebbra deve portare vestiti strappati, stare a capo scoperto e coprirsi la parte bassa del viso; egli deve gridare: “Impuro! Impuro!”.
Note al Testo
13,45
vestiti strappati: manifestazione tradizionale di lutto e di dolore (vedi Levitico 10,6; Ezechiele 24,17).
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13,46Omni tempore, quo leprosus est immundus, immundus est et solus habitabit extra castra.
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13,48in stamine sive subtemine lineo vel laneo aut in pelle vel quolibet ex pelle confecto,
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Lv13,48su stoffe o su manufatti di lana o di lino, su pellami oppure oggetti di cuoio,
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Lv13,49se queste macchie sono verdastre o rossastre, si tratta di muffa che si deve far esaminare al sacerdote.
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Lv13,50Il sacerdote, dopo averla esaminata, conserva per una settimana sotto chiave l’oggetto colpito.
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13,51et die septimo rursus aspiciens, si crevisse deprehenderit, lepra maligna est; pollutum iudicabit vestimentum et omne, in quo fuerit inventa,
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Lv13,51Il settimo giorno rifà l’esame: se la macchia si è estesa sull’oggetto, si tratta di una muffa che non si può eliminare: l’oggetto è impuro.
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Lv13,52Il sacerdote brucia allora il vestito, la stoffa, il manufatto in lana o in lino, o l’oggetto in cuoio. Poiché non si può eliminare la muffa, l’oggetto dev’essere distrutto con il fuoco.
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Lv13,53Ma se, esaminandolo, il sacerdote costata che la macchia non si è estesa sull’oggetto,
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13,54praecipiet, et lavabunt id, in quo plaga est; recludetque illud septem diebus aliis.
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Lv13,54ordina che quest’oggetto si lavi e sia rimesso sotto chiave per un’altra settimana.
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13,55Et cum viderit post lavationem faciem quidem pristinam non mutatam, nec tamen crevisse plagam, immunda est res, et igne combures eam, eo quod infusa sit plaga in superficie rei vel in parte aversa.
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Lv13,55Quando farà un altro esame, dopo questo lavaggio, se vede che la macchia non ha cambiato aspetto, anche se non si è estesa, l’oggetto è dichiarato impuro. Allora, si deve bruciarlo: vi è corrosione, sul diritto o sul rovescio dell’oggetto.
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13,56Sin autem obscurior fuerit locus plagae, postquam res est lota, sacerdos abrumpet eum et a solido dividet.
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Lv13,56Ma se, esaminandolo, il sacerdote costata che la macchia è diventata pallida dopo il lavaggio, si limiterà a tagliare la parte colpita del vestito, della pelle, della stoffa o del manufatto.
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13,57Quod si macula ultra apparuerit in his rebus, quae prius immaculata erant, lepra volatilis et vaga, igne combures illas.
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Lv13,57Se, in seguito, la macchia ricompare sul vestito, sulla stoffa, sul manufatto o sull’oggetto di cuoio, si tratta di una muffa che si sviluppa di nuovo. Allora l’oggetto colpito viene bruciato.
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13,58Quas vero laveris et a quibus cessaverit plaga, illas lavabis secundo, et mundae erunt.
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Lv13,58«Quando si è lavato un oggetto colpito da muffa, vestito o stoffa o manufatto oppure oggetto di cuoio, e la macchia è scomparsa, bisogna lavarlo una seconda volta perché sia puro».
Nova Vulgata
13,59Ista est lex leprae vestimenti lanei et linei, staminis atque subteminis, omnisque supellectilis pelliceae, quomodo mundari debeat vel contaminari».
13,59Ista est lex leprae vestimenti lanei et linei, staminis atque subteminis, omnisque supellectilis pelliceae, quomodo mundari debeat vel contaminari».
Interconfessionale
Lv13,59Queste sono le prescrizioni riguardanti le macchie di muffa che compaiono su vestiti di lana o di lino, su stoffe, su manufatti, su oggetti di cuoio; queste istruzioni permettono di dichiarare puro o impuro l’oggetto colpito.