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INTRODUZIONE
AL LIBRO DI EZECHIELE

Autore e ambiente storico

Nel 597 a.C. Nabucodònosor, re di Babilonia, conquistò Gerusalemme, capitale del regno di Giuda, che aveva tentato di ribellarsi al suo dominio. Non distrusse la città, ma la saccheggiò e condusse in esilio a Babilonia il re Ioiachìn insieme alla parte più qualificata della popolazione. Fu deportato anche Ezechiele, che apparteneva alla classe dei sacerdoti. Durante il suo esilio a Babilonia, nel 593 a.C., Ezechiele iniziò la sua attività di profeta rivolta sia agli Israeliti deportati sia a quelli rimasti nel regno di Giuda.
Nel 587 a.C., in seguito al tentativo di rivolta di Sedecia, re di Giuda, Gerusalemme fu di nuovo assediata e questa volta distrutta dal re Nabucodònosor. Ezechiele continuò la sua missione di profeta almeno fino al 571 a.C.
Caratteristiche principali

Dopo la sconfitta del 597 a.C., mentre i deportati vivono nella speranza di un prossimo ritorno, quelli rimasti in patria si considerano favoriti da Dio ed eredi delle antiche promesse sul possesso della terra. Ezechiele si oppone a queste convinzioni: la tragedia del 597 è un segno del giudizio di Dio, per di più non ancora portato a termine (capitoli 1-24).
La distruzione completa di Gerusalemme del 587 segna la fine di ogni illusione: è il compimento del giudizio di Dio. Ezechiele, allora, annunzia che l’esilio è la conseguenza del peccato del popolo. D’ora innanzi ognuno dovrà riconoscere la propria responsabilità personale (capitolo 18) e Dio, Signore della storia, ricostruirà il suo popolo sulla base di un totale rinnovamento d’animo e di vita (capitoli 33-39).
Il Signore castigherà le nazioni che hanno umiliato Israele e anch’esse riconosceranno la sua sovranità sulla storia (capitoli 25-32).
Il popolo rinnovato potrà vivere con sicurezza nella sua terra e celebrerà il culto del Signore nel tempio ricostruito. Ezechiele dà anche un’ampia descrizione del tempio ideale, annunziando che il Signore ritornerà a prenderne possesso e dal tempio sgorgherà, come un fiume, la salvezza (capitoli 40-48). Egli tuttavia, pur mostrandosi legato al culto e alle norme sulla purità rituale, dà una nuova interpretazione spirituale a queste istituzioni tradizionali. Il tempio diventerà il centro ideale di un popolo rinnovato nel suo cuore (18,31), trasformato da Dio con un’alleanza eterna (16,60) e riconosciuto come tale dalle altre nazioni (37,26-28). È questa l’eredità che Ezechiele trasmetterà alla religione ebraica che si svilupperà dopo l’esilio.

Lo stile di Ezechiele affascina da sempre per la ricchezza e la complessità delle sue descrizioni. Sono caratteristiche di questo libro le narrazioni di visioni e i resoconti di azioni e gesti simbolici. La prosa è ampia e ridondante, affine a quella dei testi del Pentateuco che la critica moderna attribuisce alla tradizione sacerdotale. La lingua presenta una serie di espressioni e formule tipiche: ‘figlio dell’uomo’ (che equivale semplicemente a ‘uomo’ o a ‘tu’) come vocativo con cui Dio si rivolge al profeta; «mi metto contro di voi», per esprimere il giudizio di Dio sul popolo, «lo dichiaro io, Dio, il Signore»; «conoscerai/conoscerete che io sono il Signore». Le ripetizioni frequenti e i cambiamenti di stile fanno pensare, secondo alcuni studiosi, che il messaggio di Ezechiele sia stato raccolto e poi riunito insieme da fedeli discepoli.
Schema
— Il Signore giudica e condanna Gerusalemme 1,1-24,27 — Il Signore punisce le nazioni straniere 25,1-32,32 — Il Signore salva il suo popolo 33,1-39,29 — Il nuovo tempio e la nuova terra 40,1-48,35