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CEI 2008 - Nuovo Testamento - Vangeli - Giovanni - 1

Giovanni

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1 In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
1,1 PROLOGO (1,1-18)
 Verbo corrisponde al greco Logos, “Parola”, un termine polivalente e d’uso comune nella filosofia greca di quel tempo, ma che Giovanni intende alla luce dell’AT (vedi Pr 8,22-36; Sir 24,1-29) e della tradizione cristiana. Aprendo questo inno, in cui valorizza materiale tradizionale, con le parole In principio era il Verbo, Giovanni ci fa subito comprendere che Gesù è la trasparenza del Padre. Essere il rivelatore del Padre non è soltanto il compito terreno, missionario, di Gesù, ma l’identità profonda della sua persona.
2Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
1,3  Nell’AT è sottolineata la potenza creatrice della Parola di Dio (vedi Gen 1,3.6.9; Sal 33,6), che è anche rivelazione (vedi Am 3,1; Ger 1,4; Ez 1,3). Probabilmente qui Giovanni vuole suggerire che la Parola – che poi prenderà il nome di Gesù Cristo – è il “progetto” (Logos può significare anche progetto) con cui tutta la realtà è stata pensata. Gesù Cristo è il progetto del mondo e della storia.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
1,4 Giovanni ama parlare per simboli: vita e luce sono due simboli che nel vangelo ricorrono molte volte riferiti a Gesù: vedi 3,155,266,5711,2514,6.
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
1,5  Le tenebre sono le potenze del male che si oppongono a Dio e, più in concreto, i malvagi. non l’hanno vinta: il verbo greco può significare “comprendere” e anche “vincere”. Giovanni ha inteso ambedue i significati: le tenebre non hanno compreso la luce e l’hanno rifiutata, tuttavia non sono riuscite a vincerla.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
1,6-8 Giovanni il Battista non era la luce, come forse qualcuno allora pensava. La luce è soltanto Gesù. Il Battista è il testimone.
7Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
1,9 La luce vera: nel senso di piena, definitiva. Anche altri possono essere luce, ma nel senso della preparazione, dell’avvio: la pienezza è solo Gesù.
10Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
11Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
1,12  Credere nel nome di Cristo è aderire alla sua persona, accettare il suo mistero. Il nome è la persona.
13i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
1,14  si fece carne: divenne uomo, uno di noi. carne: nel linguaggio biblico non è il corpo, ma l’uomo con tutti i suoi risvolti di caducità, debolezza e divenire. gloria: è lo splendore del volto di Dio che si manifesta. I due termini grazia e verità sono noti nell’AT ed esprimono l’atteggiamento di Dio verso il mondo e l’uomo: amore gratuito (grazia) e fedeltà incrollabile (verità).
15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
"Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me".
16Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
1,17 La Legge non dava la grazia e non era la verità, cioè la pienezza della rivelazione, come invece è Gesù.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

1,18 Dio, nessuno lo ha mai visto: Giovanni afferma, anzitutto, l’invisibilità di Dio che i soli sforzi dell’uomo non riescono a penetrare. Ma ora Dio si è rivelato in Gesù.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: "Tu, chi sei?".
1,19 PRIMA PASQUA (1,19-4,54)
 Testimonianza di Giovanni
 Giudei: in Giovanni il termine “Giudei” significa talvolta i membri del popolo d’Israele (ad esempio in 3,25; 4,9.22), alcuni dei quali credono in Gesù (vedi ad esempio 8,31; 10,42). Nella maggior parte dei casi però, il termine “Giudei” indica gli avversari di Gesù, coloro che ne vollero la morte: in questo senso il termine designa particolarmente le autorità costituite (vedi ad esempio 2,18; 5,10-18; 7,1.13; 9,22). È da escludere un’interpretazione dei testi in chiave antiebraica, come condanna del popolo d’Israele in quanto tale, tanto meno dell’Israele dei secoli seguenti.
20Egli confessò e non negò. Confessò: "Io non sono il Cristo".
21Allora gli chiesero: "Chi sei, dunque? Sei tu Elia?". "Non lo sono", disse. "Sei tu il profeta?". "No", rispose.
22Gli dissero allora: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?".
Rispose:

"Io sono voce di uno che grida nel deserto: 
Rendete diritta la via del Signore,

come disse il profeta Isaia".
1,23 Citazione di Is 40,3.
24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei.
25Essi lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?".
26Giovanni rispose loro: "Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,
27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo".
28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!
1,29 Ecco l’agnello di Dio: alcuni vedono in questa immagine l’agnello pasquale di Es 12,7-13 (il cui sangue asperso sugli stipiti delle porte era segno di liberazione e salvezza); altri il Servo del Signore di Is 53,7(paragonato all’agnello che si offre in silenzio); altri ancora, un riferimento all’offerta quotidiana di un agnello al tempio. Nella espressione colui che toglie il peccato del mondo, il verbo greco che Giovanni utilizza ha due significati: “prendere sulle proprie spalle” e “togliere via”.
30Egli è colui del quale ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me".
31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele".
32Giovanni testimoniò dicendo: "Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui.
33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo".
34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio".
Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli
1,35-51 I primi discepoli
36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!".
E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
1,37 I due discepoli lasciano il Battista, per seguire colui che egli ha indicato: un modo concreto per dire che Gesù è più grande del Battista.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: "Che cosa cercate?". Gli risposero: "Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?".
1,38 dove dimori: non significa semplicemente “dove abiti”, ma “chi sei veramente”.
39Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.
41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" - che si traduce Cristo -
e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa" - che significa Pietro.
1,42 Cefa: in aramaico significa “pietra , “roccia” (vedi Mt 16,18). Nella Bibbia mutare il nome di una persona significa prenderne possesso, dare una identità, una direzione nuova alla sua vita.
43Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: "Seguimi!".
Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
1,44 Betsàida: sulla riva nord-orientale del lago di Tiberiade.
Filippo trovò Natanaele e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret".
1,45 Natanaele: è l’apostolo Bartolomeo (vedi Mt 10,3).
Natanaele gli disse: "Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi".
1,46 Dall’espressione di Natanaele si comprende che Nàzaret non godeva di grande fama. Nell’AT Nàzaret non è nominata neppure una volta.
47Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità".
48Natanaele gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi".
Gli replicò Natanaele: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!".
1,49 re d’Israele: equivale a messia.
50Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!".
Poi gli disse: "In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo".


1,51 Allusione alla visione di Giacobbe in Gen 28,11-17. Con questo si vuole significare che i discepoli avranno prove ben più grandi riguardo alla divinità di Gesù.

Note al testo

1,1 PROLOGO (1,1-18)
 Verbo corrisponde al greco Logos, “Parola”, un termine polivalente e d’uso comune nella filosofia greca di quel tempo, ma che Giovanni intende alla luce dell’AT (vedi Pr 8,22-36; Sir 24,1-29) e della tradizione cristiana. Aprendo questo inno, in cui valorizza materiale tradizionale, con le parole In principio era il Verbo, Giovanni ci fa subito comprendere che Gesù è la trasparenza del Padre. Essere il rivelatore del Padre non è soltanto il compito terreno, missionario, di Gesù, ma l’identità profonda della sua persona.
1,3  Nell’AT è sottolineata la potenza creatrice della Parola di Dio (vedi Gen 1,3.6.9; Sal 33,6), che è anche rivelazione (vedi Am 3,1; Ger 1,4; Ez 1,3). Probabilmente qui Giovanni vuole suggerire che la Parola – che poi prenderà il nome di Gesù Cristo – è il “progetto” (Logos può significare anche progetto) con cui tutta la realtà è stata pensata. Gesù Cristo è il progetto del mondo e della storia.
1,4 Giovanni ama parlare per simboli: vita e luce sono due simboli che nel vangelo ricorrono molte volte riferiti a Gesù: vedi 3,155,266,5711,2514,6.
1,5  Le tenebre sono le potenze del male che si oppongono a Dio e, più in concreto, i malvagi. non l’hanno vinta: il verbo greco può significare “comprendere” e anche “vincere”. Giovanni ha inteso ambedue i significati: le tenebre non hanno compreso la luce e l’hanno rifiutata, tuttavia non sono riuscite a vincerla.
1,6-8 Giovanni il Battista non era la luce, come forse qualcuno allora pensava. La luce è soltanto Gesù. Il Battista è il testimone.
1,9 La luce vera: nel senso di piena, definitiva. Anche altri possono essere luce, ma nel senso della preparazione, dell’avvio: la pienezza è solo Gesù.
1,12  Credere nel nome di Cristo è aderire alla sua persona, accettare il suo mistero. Il nome è la persona.
1,14  si fece carne: divenne uomo, uno di noi. carne: nel linguaggio biblico non è il corpo, ma l’uomo con tutti i suoi risvolti di caducità, debolezza e divenire. gloria: è lo splendore del volto di Dio che si manifesta. I due termini grazia e verità sono noti nell’AT ed esprimono l’atteggiamento di Dio verso il mondo e l’uomo: amore gratuito (grazia) e fedeltà incrollabile (verità).
1,17 La Legge non dava la grazia e non era la verità, cioè la pienezza della rivelazione, come invece è Gesù.
1,18 Dio, nessuno lo ha mai visto: Giovanni afferma, anzitutto, l’invisibilità di Dio che i soli sforzi dell’uomo non riescono a penetrare. Ma ora Dio si è rivelato in Gesù.
1,19 PRIMA PASQUA (1,19-4,54)
 Testimonianza di Giovanni
 Giudei: in Giovanni il termine “Giudei” significa talvolta i membri del popolo d’Israele (ad esempio in 3,25; 4,9.22), alcuni dei quali credono in Gesù (vedi ad esempio 8,31; 10,42). Nella maggior parte dei casi però, il termine “Giudei” indica gli avversari di Gesù, coloro che ne vollero la morte: in questo senso il termine designa particolarmente le autorità costituite (vedi ad esempio 2,18; 5,10-18; 7,1.13; 9,22). È da escludere un’interpretazione dei testi in chiave antiebraica, come condanna del popolo d’Israele in quanto tale, tanto meno dell’Israele dei secoli seguenti.
1,23 Citazione di Is 40,3.
1,29 Ecco l’agnello di Dio: alcuni vedono in questa immagine l’agnello pasquale di Es 12,7-13 (il cui sangue asperso sugli stipiti delle porte era segno di liberazione e salvezza); altri il Servo del Signore di Is 53,7(paragonato all’agnello che si offre in silenzio); altri ancora, un riferimento all’offerta quotidiana di un agnello al tempio. Nella espressione colui che toglie il peccato del mondo, il verbo greco che Giovanni utilizza ha due significati: “prendere sulle proprie spalle” e “togliere via”.
1,35-51 I primi discepoli
1,37 I due discepoli lasciano il Battista, per seguire colui che egli ha indicato: un modo concreto per dire che Gesù è più grande del Battista.
1,38 dove dimori: non significa semplicemente “dove abiti”, ma “chi sei veramente”.
1,42 Cefa: in aramaico significa “pietra , “roccia” (vedi Mt 16,18). Nella Bibbia mutare il nome di una persona significa prenderne possesso, dare una identità, una direzione nuova alla sua vita.
1,44 Betsàida: sulla riva nord-orientale del lago di Tiberiade.
1,45 Natanaele: è l’apostolo Bartolomeo (vedi Mt 10,3).
1,46 Dall’espressione di Natanaele si comprende che Nàzaret non godeva di grande fama. Nell’AT Nàzaret non è nominata neppure una volta.
1,49 re d’Israele: equivale a messia.
1,51 Allusione alla visione di Giacobbe in Gen 28,11-17. Con questo si vuole significare che i discepoli avranno prove ben più grandi riguardo alla divinità di Gesù.