Atti degli Apostoli
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Interconfessionale
CEI 2008
27
Quando fu deciso che ci imbarcassimo per l'Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio, della coorte Augusta.
27,1-12
Inizio del viaggio verso Roma
Comincia un diario di viaggio vivace, molto informato sull’antica arte del navigare. Anche qui si usa il “noi” (vedi nota a 16,10).
Comincia un diario di viaggio vivace, molto informato sull’antica arte del navigare. Anche qui si usa il “noi” (vedi nota a 16,10).
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AtQuando decisero di farci partire per l’Italia, consegnarono Paolo e alcuni altri prigionieri a un ufficiale, un certo Giulio, che apparteneva al ∆reggimento imperiale.
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Salimmo su una nave della città di Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d'Asia, e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di Tessalònica.
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AtSalimmo a bordo di una nave della città di Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d’Asia, e si partì. C’era con noi Aristarco, un cittadino macèdone, originario di Tessalonica.
Rimandi
27,2
Aristarco At 19,29+.
Note al Testo
27,2
Adramitto: città e porto della Misia, regione all’estremità nord-ovest dell’Asia Minore.
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Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone, e Giulio, trattando Paolo con benevolenza, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure.
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AtIl giorno seguente arrivammo nella città di Sidone; qui Giulio gentilmente permise a Paolo di andare a trovare i suoi amici che lo ospitarono e lo circondarono di premure.
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At27,4Poi partimmo da Sidone. Il vento soffiava in senso contrario e noi allora navigammo al riparo dell’isola di Cipro.
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At27,5Costeggiammo la Cilicia e la Panfilia e arrivammo alla città di Mira, nella regione della Licia.
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27,6Qui il centurione trovò una nave di Alessandria diretta in Italia e ci fece salire a bordo.
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At27,6Qui l’ufficiale Giulio trovò una nave di Alessandria diretta verso l’Italia e ci fece salire su di essa.
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Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all'altezza di Cnido. Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmone;
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At27,7Navigammo lentamente per molti giorni, e solo a gran fatica arrivammo all’altezza della città di Cnido. Ma il vento non ci era favorevole; perciò navigammo al riparo dell’isola di Creta, presso capo Salmone.
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27,8la costeggiammo a fatica e giungemmo in una località chiamata Buoni Porti, vicino alla quale si trova la città di Lasèa.
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At27,8Con molta difficoltà ci fu possibile costeggiare l’isola e finalmente arrivammo a una località chiamata «Buoni Porti», vicino alla città di Lasèa.
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Era trascorso molto tempo e la navigazione era ormai pericolosa, perché era già passata anche la festa dell'Espiazione; Paolo perciò raccomandava
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AtAvevamo perso molto tempo. Era già passato anche il periodo del *digiuno ebraico d’autunno, ed era ormai ∆pericoloso continuare la navigazione. Paolo l’aveva fatto notare, dicendo ai marinai:
Note al Testo
27,9
digiuno ebraico d’autunno: in occasione della festa dell’Espiazione o del Kippur che si celebra in settembre (vedi Levitico 16,29). — pericoloso: la navigazione era interrotta da settembre a febbraio.
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27,10loro: "Uomini, vedo che la navigazione sta per diventare pericolosa e molto dannosa, non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite".
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27,11Il centurione dava però ascolto al pilota e al capitano della nave più che alle parole di Paolo.
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At27,11Ma Giulio, l’ufficiale romano, dette ascolto al parere del pilota e del padrone della nave e non alle parole di Paolo.
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27,12Dato che quel porto non era adatto a trascorrervi l'inverno, i più presero la decisione di salpare di là, per giungere se possibile a svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale.
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At27,12D’altra parte, la località di «Buoni Porti» era poco adatta per passarvi l’inverno: perciò la maggior parte dei passeggeri decise di ripartire per raggiungere possibilmente Fenice, porto di Creta, aperto a sud-ovest: là si poteva passare l’inverno.
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Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, ritenendo di poter realizzare il progetto, levarono le ancore e si misero a costeggiare Creta da vicino.
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At27,13Intanto si alzò un leggero vento del sud, ed essi credettero di poter realizzare il loro progetto. Levarono le ancore e ripresero a navigare, tenendosi il più possibile vicino alle coste dell’isola di Creta.
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Ma non molto tempo dopo si scatenò dall'isola un vento di uragano, detto Euroaquilone.
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AtMa subito si scatenò sull’isola un vento impetuoso, detto Euroaquilone.
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27,15La nave fu travolta e non riusciva a resistere al vento: abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva.
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At27,15La nave fu travolta dalla bufera: era impossibile resistere al vento, e perciò ci lasciavamo portare alla deriva.
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Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Cauda, a fatica mantenemmo il controllo della scialuppa.
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AtMentre passavamo sotto un isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a prendere la scialuppa di salvataggio.
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La tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per tenere insieme con funi lo scafo della nave. Quindi, nel timore di finire incagliati nella Sirte, calarono la zavorra e andavano così alla deriva.
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At27,17I marinai la tirarono a bordo e con gli attrezzi cominciarono a legare la struttura della nave per renderla più forte. Poi, per paura di andare a finire sui banchi di sabbia della Libia, i marinai gettarono l’ancora galleggiante e così si andava alla deriva.
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27,18Eravamo sbattuti violentemente dalla tempesta e il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico;
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At27,18La tempesta continuava a sbatterci qua e là con violenza: perciò, il giorno dopo, si cominciò a gettare in mare il carico.
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At27,19Il terzo giorno, i marinai stessi scaricarono con le loro mani anche gli attrezzi della nave.
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27,20Da vari giorni non comparivano più né sole né stelle e continuava una tempesta violenta; ogni speranza di salvarci era ormai perduta.
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At27,20Per parecchi giorni non si riuscì a vedere né il sole né le stelle, e la tempesta continuava sempre più forte. Ogni speranza di salvarci era ormai perduta per noi.
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27,21Da molto tempo non si mangiava; Paolo allora, alzatosi in mezzo a loro, disse: "Uomini, avreste dovuto dar retta a me e non salpare da Creta; avremmo evitato questo pericolo e questo danno.
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At27,21Da molto tempo nessuno più mangiava. Allora Paolo si alzò in mezzo ai passeggeri e disse: «Amici, se mi davate ascolto e non partivamo da Creta, avremmo evitato questo pericolo e questo danno.
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27,22Ma ora vi invito a farvi coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite umane in mezzo a voi, ma solo della nave.
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AtOra però vi raccomando di avere coraggio. Soltanto la nave andrà perduta: ma nessuno di noi morirà.
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27,23Mi si è presentato infatti questa notte un angelo di quel Dio al quale io appartengo e che servo,
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At27,23Questa notte, infatti, mi è apparso un *angelo di quel Dio che io servo e al quale io appartengo.
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27,24e mi ha detto: "Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare, ed ecco, Dio ha voluto conservarti tutti i tuoi compagni di navigazione".
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27,25Perciò, uomini, non perdetevi di coraggio; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato detto.
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At27,25Perciò fatevi coraggio, amici! Ho fiducia in Dio: sono sicuro che accadrà come mi è stato detto.
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Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione che una qualche terra si avvicinava.
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AtDa due settimane noi ci trovavamo alla deriva nel mare Mediterraneo quand’ecco, verso mezzanotte, i marinai ebbero l’impressione di trovarsi vicino a terra.
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Calato lo scandaglio, misurarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, misurarono quindici braccia.
27,28
venti braccia: un braccio misura 1,80 metri.
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At27,28Gettarono lo scandaglio e misurarono circa quaranta metri di profondità. Un po’ più avanti provarono di nuovo e misurarono circa trenta metri di profondità.
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27,29Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno.
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At27,29Allora, per paura di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, e aspettarono con ansia la prima luce del giorno.
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27,30Ma, poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prua,
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At27,30Ma i marinai cercavano di fuggire dalla nave: per questo stavano calando in mare la scialuppa di salvataggio, col pretesto di gettare le ancore da prora.
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27,31Paolo disse al centurione e ai soldati: "Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo".
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At27,32Subito i soldati tagliarono le corde che sostenevano la scialuppa di salvataggio e la lasciarono cadere in mare.
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27,33Fino allo spuntare del giorno Paolo esortava tutti a prendere cibo dicendo: "Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell'attesa, senza mangiare nulla.
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At27,33Nell’attesa che spuntasse il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo. Diceva: «Da due settimane vivete sotto questo incubo senza mangiare.
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27,34Vi invito perciò a prendere cibo: è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto".
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AtPer questo vi prego di mangiare: dovete farlo, se volete mettervi in salvo. Nessuno di voi perderà neppure un capello».
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Detto questo, prese un pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare.
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At27,38Quando tutti ebbero mangiato a sufficienza, gettarono in mare il frumento per alleggerire la nave.
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27,39Quando si fece giorno, non riuscivano a riconoscere la terra; notarono però un'insenatura con una spiaggia e decisero, se possibile, di spingervi la nave.
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At27,39Spuntò il giorno, ma i marinai non riconobbero la terra alla quale ci eravamo avvicinati. Videro però un’insenatura che aveva una spiaggia e decisero di fare il possibile per spingervi la nave.
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27,40Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare. Al tempo stesso allentarono le corde dei timoni, spiegarono la vela maestra e, spinti dal vento, si mossero verso la spiaggia.
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At27,40Staccarono le ancore e le abbandonarono in mare. Nello stesso tempo slegarono le corde dei timoni, spiegarono al vento la vela principale e così poterono muoversi verso la spiaggia.
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27,41Ma incapparono in una secca e la nave si incagliò: mentre la prua, arenata, rimaneva immobile, la poppa si sfasciava sotto la violenza delle onde.
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I soldati presero la decisione di uccidere i prigionieri, per evitare che qualcuno fuggisse a nuoto;
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At27,42I soldati allora pensarono di uccidere i prigionieri: avevano paura che fuggissero gettandosi in mare.
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27,43ma il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo proposito. Diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiungessero terra;
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At27,43Ma l’ufficiale voleva salvare Paolo e perciò impedì loro di attuare questo progetto. Anzi, comandò a quelli capaci di nuotare di gettarsi per primi in acqua per raggiungere la terra.
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27,44poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra.
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AtGli altri fecero lo stesso, aiutandosi con tavole di legno e rottami della nave. In questa maniera tutti arrivarono a terra sani e salvi.