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CEI 2008 - Nuovo Testamento - Lettere Paoline - 1 Corinzi - 11

1 Corinzi

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11 Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.
11,1-16 Contegno dell’uomo e della donna
Vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse.
11,2  Con l’annuncio del Vangelo, Paolo ha consegnato anche delle tradizioni che riguardano il comportamento e la disciplina comunitaria (4,17).
3Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio.
4Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo.
Ma ogni donna che prega o profetizza a capo scoperto, manca di riguardo al proprio capo, perché è come se fosse rasata.
11,5 Il velo sul capo della donna era un segno convenzionale del suo ruolo sociale. Nell’ambiente greco-romano, solo le schiave e le donne di facili costumi andavano a capo scoperto. Il termine “profetizzare” si riferisce a un discorso edificante sotto l’ispirazione dello Spirito (vedi 14,3).
6Se dunque una donna non vuole coprirsi, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.
7L'uomo non deve coprirsi il capo, perché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo.
8E infatti non è l'uomo che deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo;
9né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo.
Per questo la donna deve avere sul capo un segno di autorità a motivo degli angeli.
11,10 un segno di autorità: letteralmente “un’autorità”. Gli angeli sono invisibilmente presenti nelle assemblee liturgiche.
11Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna.
12Come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio.
Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna preghi Dio col capo scoperto?
11,13-15 La convenienza dell’uso del velo per le donne viene confermata con un riferimento alle costumanze e alle opinioni del tempo.
14Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli,
15mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La lunga capigliatura le è stata data a modo di velo.
16Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio.
Mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi, perché vi riunite insieme non per il meglio, ma per il peggio.
11,17-34 Come celebrare la cena del Signore
18Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo.
19È necessario infatti che sorgano fazioni tra voi, perché in mezzo a voi si manifestino quelli che hanno superato la prova.
Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore.
11,20-21 A Corinto la celebrazione eucaristica è preceduta da un pasto in comune, nel quale però si verificano alcuni abusi.
21Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco.
22Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane
11,23-25  Al momento dell’annuncio del Vangelo a Corinto, venti anni circa dopo la morte di Gesù, il racconto tradizionale dell’istituzione dell’eucaristia ha già una forma fissa. È la stessa che si trova anche nei vangeli sinottici (Mt 26,26-29; Mc 14,22-25; Lc 22,14-20).
24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me".
25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me".
26Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.
27Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore.
28Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice;
29perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.
30È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti.
31Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati;
32quando poi siamo giudicati dal Signore, siamo da lui ammoniti per non essere condannati insieme con il mondo.
33Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri.
34E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.


Note al testo

11,1-16 Contegno dell’uomo e della donna
11,2  Con l’annuncio del Vangelo, Paolo ha consegnato anche delle tradizioni che riguardano il comportamento e la disciplina comunitaria (4,17).
11,5 Il velo sul capo della donna era un segno convenzionale del suo ruolo sociale. Nell’ambiente greco-romano, solo le schiave e le donne di facili costumi andavano a capo scoperto. Il termine “profetizzare” si riferisce a un discorso edificante sotto l’ispirazione dello Spirito (vedi 14,3).
11,10 un segno di autorità: letteralmente “un’autorità”. Gli angeli sono invisibilmente presenti nelle assemblee liturgiche.
11,13-15 La convenienza dell’uso del velo per le donne viene confermata con un riferimento alle costumanze e alle opinioni del tempo.
11,17-34 Come celebrare la cena del Signore
11,20-21 A Corinto la celebrazione eucaristica è preceduta da un pasto in comune, nel quale però si verificano alcuni abusi.
11,23-25  Al momento dell’annuncio del Vangelo a Corinto, venti anni circa dopo la morte di Gesù, il racconto tradizionale dell’istituzione dell’eucaristia ha già una forma fissa. È la stessa che si trova anche nei vangeli sinottici (Mt 26,26-29; Mc 14,22-25; Lc 22,14-20).