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CEI 1974 - Nuovo Testamento - Lettere Paoline - Romani - 14

Romani

14 Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni.
14,1 Il caso già trattato è analogo a quello di cfr 1 Cor 8, 1-13. Alcuni cristiani poco istruiti si ritenevano ancora obbligati a certe antiche forme di ascesi. Ognuno deve formarsi una coscienza certa e retta, in base alla quale agirà, e deve esercitare la carità con tutti.
2 Uno crede di poter mangiare di tutto, l`altro invece, che è debole, mangia solo legumi.
3 Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto.
4 Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.
5 C`è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali.
6 Chi si preoccupa del giorno, se ne preoccupa per il Signore; chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche chi non mangia, se ne astiene per il Signore e rende grazie a Dio.
7 Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso,
8 perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore.
9 Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.
10 Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio,
poiché sta scritto:

Come è vero che io vivo, dice il Signore,
ogni ginocchio si piegherà davanti a me
e ogni lingua renderà gloria a Dio.

Non date scandalo
14,11 Citazione: cfr. 49, 18. cfr. 45, 23.
12 Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso.
13 Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello.
14 Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo.
15 Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto!
16 Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godete!
17 Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo:
18 chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini.
19 Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole.
20 Non distruggere l`opera di Dio per una questione di cibo! Tutto è mondo, d`accordo; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo.
21 Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi.
22 La fede che possiedi, conservala per te stesso davanti a Dio. Beato chi non si condanna per ciò che egli approva.
23 Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché non agisce per fede; tutto quello, infatti, che non viene dalla fede è peccato.

Note al testo

14,1 Il caso già trattato è analogo a quello di cfr 1 Cor 8, 1-13. Alcuni cristiani poco istruiti si ritenevano ancora obbligati a certe antiche forme di ascesi. Ognuno deve formarsi una coscienza certa e retta, in base alla quale agirà, e deve esercitare la carità con tutti.
14,11 Citazione: cfr. 49, 18. cfr. 45, 23.