Tobia
CEI 1974 Torna al libro
AT ebraico
CEI 1974
Io, Tobi, passavo i giorni della mia vita seguendo le vie della verità e della giustizia. Ai miei fratelli e ai miei compatrioti, che erano stati condotti con me in prigionia a Ninive, nel paese degli Assiri, facevo molte elemosine.
1,3
L'elemosina, la preghiera e il digiuno erano pratiche fondamentali della pietà ebraica: cfr. Mt 6, 1-4.
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Mi trovavo ancora al mio paese, la terra d`Israele, ed ero ancora giovane, quando la tribù del mio antenato Neftali abbandonò la casa di Davide e si staccò da Gerusalemme, la sola città fra tutte le tribù d`Israele scelta per i sacrifici. In essa era stato edificato il tempio, dove abita Dio, ed era stato consacrato per tutte le generazioni future.
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Tutti i miei fratelli e quelli della tribù del mio antenato Neftali facevano sacrifici sui monti della Galilea al vitello che Geroboàmo re d`Israele aveva fabbricato in Dan.
1,5
Sul vitello di Geroboamo cfr 1 Re 12, 28.
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1,7 Consegnavo tutto ai sacerdoti, figli di Aronne, per l`altare. Davo anche ai leviti che allora erano in funzione a Gerusalemme le decime del grano, del vino, dell`olio, delle melagrane, dei fichi e degli altri frutti. Per sei anni consecutivi convertivo in danaro la seconda decima e la spendevo ogni anno a Gerusalemme.
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La terza decima poi era per gli orfani, le vedove e i forestieri che si trovavano con gli Israeliti. La portavo loro ogni tre anni e la si consumava insieme, come vuole la legge di Mosè e secondo le raccomandazioni di Debora moglie di Anàniel, la madre di nostro padre, poiché mio padre, morendo, mi aveva lasciato orfano.
1,8
Sulle decime, cfr. Dt 14, 22-29. La terza decima era destinata ogni tre anni alla beneficenza.
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Seppellii anche quelli che aveva uccisi Sennàcherib, quando tornò fuggendo dalla Giudea, al tempo del castigo mandato dal re del cielo sui bestemmiatori. Nella sua collera egli ne uccise molti; io sottraevo i loro corpi per la sepoltura e Sennàcherib invano li cercava.
1,18
cfr 2 Re 19, 35-37.
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Neanche quaranta giorni dopo, il re fu ucciso da due suoi figli, i quali poi fuggirono sui monti dell`Ararat. Gli successe allora il figlio Assarhaddon. Egli nominò Achikar, figlio di mio fratello Anael, incaricato della contabilità del regno ed ebbe la direzione generale degli affari.
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1,22 Allora Achikar prese a cuore la mia causa e potei così ritornare a Ninive. Al tempo di Sennàcherib re degli Assiri, Achikar era stato gran coppiere, ministro della giustizia, amministratore e sovrintendente della contabilità e Assarhaddon l`aveva mantenuto in carica. Egli era mio nipote e uno della mia parentela.